Bragola: fosso che scende dal Poggio di Mezzana, lambisce la Rocca di Vernio nel versante nord e si getta in Fiumenta. Il termine ricordato da Francesco Bettini nella sua Guida della Val di Bisenzio, è di origine germanica e significa "fango, melma", caratteristiche che ben si addicono ad un modesto corso d'acqua com'è la Bragola.
Butia: toponimo che si ritrova su uno dei contrafforti del Poggio di Mezzana, a quota 684 m s.l.m., in una zona dedita anticamente all'allevamento. Il termine deriva dal latino "bucita" e sta ad indicare appunto le mandrie di buoi: animali che assieme alle pecore venivano effettivamente condotti all'alpeggio in questa zona.
Cafaggio: località dove si trova oggi uno degli agglomerati di Sasseta, nei pressi del quale sbocca la vecchia strada medievale che proviene dalla Rocca di Vernio. Alla base di questo snodo viario, che immetteva anche ai sentieri di pastura, sorse il toponimo Cafaggio derivato dal termine longobardo "gahagi" (recinto), per indicare un luogo dove si radunavano e custodivano i capi di bestiame che scendevano dall'alpeggio.
Campo alla Chiesa: pianoro a breve distanza in direzione nord dalla località Butia. Secondo una leggenda che si tramanda di generazione in generazione tra gli abitanti di Sasseta, il nome deriverebbe dalla chiesa dell'antico paese che qui sorgeva e che sarebbe scomparso a seguito di un'enorme. Con ogni probabilità questo toponimo deve identificarsi con la località Campicese o Camvicese (dal latino campus = pianura, e vicus = borgo), rammentata più volte nelle carte della Badia di Montepiano. Nel 1096 il conte Ugo dei Cadolingi offre alla badia di Montepiano l'"integra ipsa parte de sorte et res illa que est infra curte de Vergno, ubi Camvicise vocatur", retta da un certo Giovanni Pecorello. Nel 1120 il conte Tancredi detto Nontigiova "filius Alberti item comes, et Cecilia congnus, fili Arduini", stando in Vernio, donano al monastero "terre et res que sunt site a Canvicise", che già furono rette dal massaro Giovanni figlio di Teuzo, "pro dei timore et remedio animarum nostrarum et animabus bone memorie Uhicionis comitis...". Dalla donazione venivano escluse le decime e le guaite che di quelle terre spettavano al conte, defunto marito della contessa Cecilia. Nel 1154 il conte Alberto degli Alberti insieme alla contessa Orabile, sua madre, donano al monastero di Montepiano, «totum illut quod Albertus de Campucese habet et tenet per nos sive in alpe sive in cultu; excetamus illut quod nos habemus in castro de Vernio". Da una successiva donazione (Piattoli 1942, pag. 411) apprendiamo che "Campicese" si trovava nel territorio di Sasseta ("situm in villa de Saseta"). Da questi documenti la località in questione appare come un vero e proprio borgo abitato - di esso si riscuotono le decime - e fortificato - in esso si trovano le guaite, le guardie. La leggenda del Campo alla Chiesa sembra dunque aver trovato il suo fondamento storico: un antico paese sarebbe realmente esistito e il suo nome sarebbe stato quello di Campicese.
Castellare: toponimo per il quale le fonti orali e archivistiche non forniscono informazioni precise per la sua esatta ubicazione. Il termine deriva dal latino castellum che ha il significato di "luogo fortificato" o "luogo protetto da mura" al quale è stato aggiunto il suffisso -arium per indicare il posto dove si svolge un'attività. Il toponimo "Castellare" in genere rivela la presenza di antichi insediamenti umani riconducibili spesso a un periodo compreso tra la media Età del Bronzo e l'Età del Ferro (Mussi S. 2008).
Castelluccio: poggio che domina Casigno e La Rocca e che, a 710 metri di altitudine, costituisce una delle propaggini meridionali del Poggio di Mezzana. Il toponimo deriva dal latino "castrum", poi divenuto "castellum", per indicare una fortificazione. Secondo R. Fantappiè (Nascita di una terra di nome Prato) qui sorse un fortilizio longobardo-bizantino. Secondo altri studiosi sul poggio Castelluccio sarebbe stata costruita una torre di avvistamento in collegamento segnaletico con La Rocca di Vernio. Questa tesi, a mio avviso, non è condivisibile in quanto l'altura in questione non offre una visibilità tanto diversa da quella che si ha dalla collina su cui si erge la Rocca di Vernio. E' quindi ipotizzabile un'origine più antica del poggio Castelluccio probabilmente riconducibile addirittura alla presenza di un castelliere ligure.
Filettino: altura dell'alta valle del Fiumenta che domina la vecchia strada che conduceva a Montepiano e quindi al valico appenninico. Per analogia con altri, il toponimo potrebbe derivare dal greco "filacterion" = torre di avvistamento e ricordare dunque un posto di guardia bizantino, dell'epoca in cui la zona era contesa fra greci e longobardi (VI secolo d.C.).
Mereto: fosso che interseca via della Chiesina all'altezza delle vecchie scuole. Questo nome, oggi scomparso ma ricordato nella mappa catastale del 1820 riportata nella pagina "Storia", appartiene alla categoria di toponimi in "eto" che risalgono ad una forma latina. Mereto è infatti la forma contratta di "Melareto" o "Melereto" indicanti un luogo dove si coltivano le mele.
Mezzana: toponimo con cui si indica sia la vetta del monte che sovrasta Sasseta che l'area che si distende sul suo versante settentrionale. Deriva dal latino "mediana" e sta ad indicare una zona che sta in mezzo ad altre più note.
Migliarine: affluente di destra del Fiumenta che scende dal Poggio dei Ronchi e incontra l'antica strada Sasseta-Montepiano. Il toponimo, probabilmente derivante dal latino "milius" (miglio), potrebbe indicare l'esistenza di un antico miglio romano.
Moraiola: località a quota 588 sopra l'abitato di Sasseta. Secondo Giovan Battista Pellegrini (Toponomastica Italiana) il toponimo deriverebbe da "morus" = moro (gelso) e indicherebbe quindi l'esistenza di un'antica pianta di gelso.
Pusignara: nome con cui si indica una località subito a nord di Sasseta, sede fino a non molti anni fa dell'omonima pizzeria. Il termine con ogni probabilità deriva dal verbo arcaico "pusignare" che significa consumare uno spuntino (pusigno) dopo aver cenato (dal latino post caenium) o più in generale fuori pasto. E' probabile che il luogo fosse un punto di ritrovo per momenti ludici e conviviali dei cittadini di Sasseta. Eloquente al riguardo l'usanza fino a pochi anni fa di andare a mangiare la pizza ad ora tarda.
Riarese: con questo nome viene ancora oggi chiamato un affluente di destra del Fiumenta che nasce da Poggio di Petto. L'etimologia più plausibile di questo idronimo, evidentemente contrazione di Rio Arese, pare essere quella riconducibile al celtico Ar-es con il significato di “terra di sopra” o “territorio soprelevato”. Questo per analogia con alcuni toponimi del Nord Italia (Arese, Varese, ecc...): si vedano le considerazioni di Cesare Cantù (C. Cantù 1857-1861) e di Gian Piero Bognetti (G. P. Bognetti 1926).